A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Lungi dall'essere semplicemente "la strada per l'aeroporto", il corso
Ventidue Marzo vanta invece, unita ad una indiscussa importanza commerciale,
una notevole eleganza estetica.
In questi articoli intendo soffermarmi su quest'ultima, e vi invito a fare
con me una passeggiata nel corso, fissando l'attenzione sui palazzi che lo
delimitano.
In questo primo articolo ci metteremo nei panni di chi arriva a Milano
dall'aeroporto di Linate, e ci dirigeremo verso il centro della città facendo
particolare attenzione alle case site sul lato dei civici pari; nel
prossimo numero ritorneremo sui nostri passi occupandoci del lato dei
civici dispari.
Iniziamo ricordando che nel 1600 circa la zona era campagna intorno al
Lambro, che all'epoca veniva attraversato a guado, e le strade erano fitte
carrarecce che si incrociavano nei Corpi Santi di Porta Tosa. Tra queste,
una delle più rettilinee era la strada della Malpaga (dal nome della
omonima cascina, conservatasi fino agli anni '80 del ventesimo secolo nei
pressi dei Tre Ponti): essa infatti consisteva degli attuali corso XXII
marzo, viale Corsica e viale Forlanini fino all'odierno svincolo della
tangenziale est, dove piegava a sud-ovest per poi raggiungere Linate
passando attraverso Monluè.
Completiamo il quadro storico della strada menzionando il fatto che
ancora nel 1910 il corso XXII marzo manteneva questo nome fino all'inizio del
viale Forlanini.
Accingiamoci allora a percorrere il corso nella sua attuale estensione,
e partiamo quindi dall'incrocio con viale Mugello, ove si trova un elegante
palazzo, subito dopo il quale sorge la chiesa del Preziosissimo Sangue, che
come noto occupa l'edificio detto Senavra, e di cui ho già parlato in tempi
recenti, per cui ricordo solo che la sua origine pare risalire al 1548,
e che nel seguito ebbe diverse
modificazioni anche nell'uso, divenendo tra l'altro ricovero coatto per malati
di mente (da cui il detto "fenì alla Senavra" per "diventare pazzo").
Subito dopo, all'angolo con via Cipro, sorge un signorile palazzo d'epoca
littoria, caratterizzato dalle colonnine dei suoi balconi.
Poco più avanti il corso attraversa lo spazio verde di piazza Grandi,
dominato dalla enorme statua dedicata allo scultore, opera di Werther Sever e
di Emil Noël Winderling, risalente al 1930.
Proseguendo, incontriamo il civico 42, ove si possono notare i fregi
floreali all'ultimo piano, seppure ormai ridotti a poche tracce, e l'elegante
cordone scultoreo che contorna il piano nobile sia sopra che sotto, con altri
motivi floreali.
I fregi del civico 38 sono invece caratterizzati da una serie di simpatici
mascheroni che si affacciano sopra i negozi; analogo discorso vale per il
civico 36, dove però i mascheroni fungono da appoggio per i balconi, ricchi di
graziose colonnine, dei quali il principale, posto al primo piano, ospita uno
stemma di gusto tipicamente liberty.
In seguito, dopo un noto locale musicale, già cinema Ventidue Marzo e
poi Club 54, si arriva all'angolo con il viale Umbria, su cui si affaccia un
antico palazzo che poi costeggia la strada privata ove sorgono le "case dei
ferrovieri".
Superato l'incrocio ecco il Parco Formentano, progettato dallo scultore
Francesco Somaini, come la fontana che si trova nel largo dedicato ai Marinai
d'Italia; poco dopo inizia una fila di palazzi che avrà un'unica interruzione:
quella di piazza Santa Maria del Suffragio.
E già la prima casa, quella all'angolo con via Cadore, ha un elemento
architettonico, le colonne, che ne alleggeriscono la facciata; poco dopo,
all'angolo con via Mameli, troviamo invece un edificio con interessanti
ferri battuti; e ancora più in là, al civico 24, sui balconi è presente un
fregio liberty di carattere floreale, che raffigura enormi foglie.
Superato lo spiazzo suddetto, si incontra il civico 12, palazzo risalente
alla fine del diciannovesimo secolo; segue, al civico 8, un palazzo il cui
androne merita senz'altro un'occhiata; poco più avanti, il palazzo all'angolo
con viale Montenero mostra eleganti bow-window e striature in marmo.
Concludiamo con piazza Cinque Giornate, di cui ho già avuto occasione
di parlare, per cui mi limito a sottolinearne le notevoli arborescenze, i
caselli daziari e il monumento centrale (che come sapete contiene anche un
sacrario, nel seminterrato).
Nel prossimo numero ci occuperemo del lato opposto, dirigendoci dal centro
verso la periferia.